La QUALITÀ degli spermatozoi si riduce con l’età3 min read
Reading Time: 2 minutesNel valutare l’andamento nel tempo della fertilità maschile è necessario considerare due aspetti principali: gli effetti diretti dell’invecchiamento sull’organismo e gli effetti indiretti relativi allo stile di vita. I cambiamenti fisiologici dovuti all’invecchiamento sono stati descritti nei testicoli, nelle vescicole seminali, nella prostata e nell’epididimo. A livello testicolare si verifica una diminuzione e riduzione della funzionalità delle cellule di Leydig (sede di produzione degli ormoni steroidei androgeni), una degenerazione delle cellule precursori degli spermatozoi con conseguente riduzione della spermatogenesi e una riduzione del numero delle cellule del Sertoli (cellule testicolari con funzioni di sostegno per le cellule germinali)1. Negli uomini la diminuzione della produzione di testosterone da parte dei testicoli determina una diminuzione globale dei livelli di ormoni sessuali in circolo e questo calo inizia a partire dai trent’anni. Con l’aumentare dell’età, inoltre, nelle cellule si verifica un incremento dello stress ossidativo con conseguente accumulo di specie reattive dell’ossigeno (ROS) che sono responsabili del danneggiamento del DNA contenuto negli spermatozoi2, favorendo l’instabilità cromosomica3. L’instabilità cromosomica e la conseguente frammentazione del DNA spermatico correlano con un rischio maggiore di alterazioni genetiche nel prodotto del concepimento predisponendo ad aborto spontaneo. L’età influisce direttamente anche sulla motilità degli spermatozoi. Studi hanno infatti dimostrato come la motilità degli spermatozoi sembrerebbe diminuire dello 0,8% per ogni anno di età. A livello prostatico si verifica atrofia della muscolatura liscia e diminuzione della quantità di proteine e acqua del liquido seminale, con conseguente riduzione del volume dello sperma e della motilità degli spermatozoi. L’aumento dell’età, inoltre, implica il possibile sviluppo di sovrappeso, malattie croniche, infezioni urogenitali e predispone all’esposizione protratta nel tempo a sostanze tossiche che possono avere un impatto sulla fertilità4. Il sovrappeso e l’obesità possono determinare lo sviluppo di sindrome metabolica, quadro caratterizzato da ipercolesterolemia, ipertensione, diabete di tipo 2, ipertrigliceridemia, tutte condizioni che influenzano negativamente la salute dell’uomo in generale, ma anche quella riproduttiva. Si stima che il rischio di infertilità maschile aumenti del 10% ogni 9 kg di peso in eccesso5. L’aumento della massa grassa, infatti, spesso associata a insulino-resistenza, si correla a disfunzioni ormonali che influiscono sul normale funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicolo. Il diabete di tipo 2, inoltre, determina una diminuzione della vitalità degli spermatozoi e un aumento della frammentazione del DNA. Uno studio retrospettivo su 3.698 uomini infertili ha mostrato un tasso di infezione delle ghiandole accessorie del 6,1% nei pazienti di età < 25 anni ma del 13,6% nei pazienti > 40 anni, con una conta totale degli spermatozoi significativamente inferiore nei pazienti affetti da un processo infettivo6. In aggiunta l’esposizione cronica al fumo di sigaretta genera stress ossidativo con conseguente danneggiamento delle membrane cellulari degli spermatozoi, alterazioni mitocondriali e frammentazione del DNA spermatico.
Bibliografia
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