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ECOGRAFIA 3D IN GINECOLOGIA4 min read

Dic 15, 2022 3 min

ECOGRAFIA 3D IN GINECOLOGIA4 min read

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Oggigiorno l’ecografia 2D rappresenta la metodica convenzionale per lo studio ultrasonografico delle strutture anatomiche di interesse ginecologico, tuttavia l’utilizzo dell’ecografia 3D consente di raccogliere informazioni aggiuntive per migliorare la diagnostica non invasiva di alcune condizioni patologiche.
L’ecografia 3D si basa sull’utilizzo di software che, partendo dalle scansioni bidimensionali, riescono a ricreare sullo schermo i volumi solidi tridimensionali. Esistono diverse modalità per la visualizzazione delle immagini 3D: il render mode mostra una singola immagine sfruttando le sfumature di colore per ricreare il senso di profondità, mentre la visione multiplanare permette la valutazione contemporanea di diversi piani di sezione.

L’acquisizione dei dati può avvenire manualmente, se l’operatore muove la sonda scansionando tutto l’organo d’interesse, oppure automaticamente, se occorre tenere ferma la sonda mentre l’ecografo esegue la scansione. Successivamente le immagini vengono processate e animate dal macchinario e possono essere ottimizzate manualmente dall’ecografista in modo da ottenere il rendering finale della struttura in esame. Un utero normale in sezione coronale presenta un fondo dotato di lieve convessità rivolta verso l’alto, un endometrio ad ecostruttura omogenea di aspetto variabile in base alla fase del ciclo mestruale e un miometrio più ipoecogeno rispetto all’endometrio. Anche la cervice uterina deve essere visualizzata sul piano coronale, tenendo conto del grado di flessione e di versione dell’utero.

Lo studio ecografico 3D rappresenta attualmente la tecnica gold standard per la diagnosi di eventuali anomalie congenite dell’utero poiché permette una valutazione sensibile, specifica e non invasiva della morfologia uterina. Tali anomalie congenite sono presenti nel 24% delle pazienti con aborti spontanei ricorrenti: l’utero arcuato è la forma più comune, seguita dall’utero subsetto e dall’utero bicorne.
Nel 2013 è stata pubblicata la classificazione ESHRE/ESGE delle anomalie congenite del tratto genitale femminile, che vengono numerate da 0 a 5 in ordine crescente di gravità. Questo consensus rappresenta uno strumento prezioso per poter discriminare e refertare correttamente le alterazioni morfologiche riscontrate nel corso di una ecografia bi- e tridimensionale.

L’ecografia 3D può essere anche impiegata per studiare in maniera precisa la localizzazione e il volume dei fibromi uterini prima di un intervento chirurgico, oppure per monitorare la riduzione di volume dopo un’embolizzazione delle arterie uterine o una terapia con GnRH analoghi. In caso di sospetto carcinoma endometriale è stato dimostrato che il volume endometriale rappresenta un parametro più sensibile e specifico per la diagnosi rispetto alla valutazione bidimensionale dello spessore, inoltre il 3D permette una valutazione della vascolarizzazione endometriale, che aumenta in caso di malignità.
Per quanto concerne le ovaie, l’ecografia 3D può essere utilizzata per calcolarne il volume in modo più accurato rispetto alla stima ricavata dallo studio bidimensionale. Nonostante ciò, sembra che il volume ovarico non sia un importante predittore della risposta della gonade in caso di IVF. La valutazione della conta dei follicoli antrali, invece, sembra correlare meglio con gli outcome della IVF, ma non ci sono differenze significative fra 2D e 3D.
Potenzialmente l’ecografia 3D potrebbe migliorare l’accuratezza diagnostica per quanto riguarda cisti ovariche e masse annessiali sospette per malignità, tuttavia sono necessari ulteriori studi prima di introdurre nella pratica clinica questo tipo di studio.

Bibliografia
1. Coyne L, Jayaprakasan K, Raine-Fenning N. 3D ultrasound in gynecology and reproductive medicine. Womens Health Lond Engl. 2008 Sep;4(5):501–16.

2. Grimbizis GF, Gordts S, Di Spiezio Sardo A, Brucker S, De Angelis C, Gergolet M, et al. The ESHRE/ESGE consensus on the classification of female genital tract congenital anomalies. Hum Reprod Oxf Engl. 2013 Aug;28(8):2032–44.